Sei disposto a rinunciare al mare per una scatoletta?
Beh, certo che no! Diremmo tutti. Ma cose c’è dietro questa mia provocazione?
Il tonno è una risorsa a rischio di estinzione e nonostante da blog, televisione ed Internet si stia già da tempo diffondendo la notizia, sembra che molti di noi si resti dell’idea che infondo il futuro del mare val bene una scatoletta.
Le ragioni? Le solite.
Quelle del poco tempo, della comodità, dell’insalata di riso, e poi non possiamo mica documentarci su tutto…e chi più ne ha…
Ma cosa sta succedendo in realtà?
Le aziende di trattamento ci mostrano la pesca del tonno come una pratica artigianale, sostenibile e rispettosa dell’ambiente, mentre in realtà si tratta di una delle industrie più organizzate, meccanizzate e senza scrupoli del comparto alimentare.
Gigantesche navi officina capaci di lavorare migliaia di tonnellate di tonni in una sola campagna di pesca stanno metodicamente riducendo all’estinzione le popolazioni di tonno rosso, pinna gialla, albacore e obesus per portarlo principalmente dai mari delle Filippine, del Madagascar e della Thailandia fin sulle nostre tavole.
La grande maggioranza viene inscatolata, mentre una quantità sempre crescente legata alla moda del sushi viene consumata cruda in emulazione della “cucina” giapponese.
Il sovra-sfruttamento della risorsa è legato, così come lo fu a suo tempo per il merluzzo, alla possibilità di conservazione a basso costo rappresentata dal tonno in scatola.
Questo metodo, dopo una fase iniziale di preparazione, permette la conservazione del tonno per tempi lunghissimi senza dover sottostare agli alti costi legati alla congelazione scollegando il prodotto dalle dinamiche di domanda ed offerta proprie dell’industria del fresco.
Pensate a quanti supermercati ci sono nella vostra città. Pensate agli scaffali con tutte quelle scatolette di tonno di marche diverse (anche se spesso facenti capo alla stessa industria) e moltiplicate per tutti i supermercati del mondo, anche nei paesi più poveri, dove la scena si ripete all’infinito.
Pensate davvero che ci siano tutti questi tonni nel mare? E che ce ne saranno altrettanti negli anni a venire?
L’informazione è intorno a noi e ci offre gli strumenti per assecondare o per opporci alle note suadenti dei guru del marketing.
Non lasciamo che mode ed industrie dettino le regole di tendenza proprio sulla cucina del pesce!
E non lasciamo che, abbindolandoci con un grissino, ci rubino il mare per rinchiuderlo in una scatoletta.
Possiamo scegliere. Facciamolo!
Ps: per l’insalata di riso vanno benissimo: le verdure, i dadotti di prosciutto, un sautèe di gamberetti al limone o dei bocconcini di pollo con zenzero e paprika dolce.
Solo pochi minuti per salvare una specie, una ricchezza del nostro pianeta. Ne vale la pena. No?